Giuseppe di Bella

Medico

 

Aspetti molecolari della vita e della morte

(sintesi della relazione presentata al 3º Congresso Internazionale di Studi delle Esperienze di Confine, San Marino, 10 aprile 1999)

 

Come ogni anno abbiamo presenziato al Congresso di San Marino, dedicato agli Studi delle Esperienze di Confine (9,10,11 aprile 1999). Per dovere di cronaca, riportiamo la sintesi della relazione del dottor Giuseppe di Bella. Il testo completo è riportato sul periodico Il Giornale dei Misteri (Corrado Tedeschi Editore, luglio 1999). La redazione.

 

Quando si sviluppa, la cellula cancerogena rappresenta l'effetto del tumore, l'effetto di quell'alterato equilibrio biologico che ha prodotto una cellula anomala. L'intento di una terapia corretta deve essere quello di risalire alla causa.

Bisogna risalire al terreno biologico, cioè alla vita, all'alterazione della vita. Ciò vuol dire conoscere la vita, ma conoscere la vita non è cosa semplice. La vita è una modulazione infinita di fenomeni che noi non riusciremo a comprendere mai interamente. Si può tentare però di inquadrarla, non dico in maniera completa, ma al punto tale da poter comprendere le cause della deviazione da una cellula biologicamente normale, fisiologicamente normale, biochimicamente normale, ad una cellula alterata.

E qua entriamo nel tema di questo congresso. Quali sono i fenomeni chimici e biologici della vita e della morte? Per sintetizzarli dobbiamo rifarci a categorie fisiche, chimiche, fisiologiche, filosofiche, alla categoria dello spazio e a quella del tempo. Poiché la vita non è altro che una trasmigrazione di fenomeni nello spazio in un determinato tempo. Noi veniamo in contatto con l'ambiente esterno attraverso l'epitelio. Questo epitelio riveste il nostro fisico, il nostro corpo, sia all'esterno sia all'interno; è il mediatore, il punto di contatto. Vita vuol dire anche questo: avere dei rapporti con un ambiente che vanno intesi come trasmigrazione di sostanze attraverso la frontiera, la barriera di cui parlavo prima e che è duplice, in quanto ve ne è una macroscopica, esterna (e cioè i nostri tessuti epiteliali tegumentali esterni) e una interna (quelli relativi ai visceri, anche se si tratta sempre di tessuti epiteliali). Anche a livello cellulare si ha un'altra membrana, si verificano altri passaggi e le sostanze compiono un percorso nell'ordine di tempo. Questa è la vita.

Ma vita è anche un'altra cosa: la nostra capacità di trasformare l'energia creata dal Padre Eterno. Noi siamo dei modulatori di energia, che riceviamo attraverso i tegumenti interni ed esterni e che viene captata da determinate zone. E' una continua modulazione, un continuo scambio di informazioni: noi siamo informati ed informiamo; riceviamo l'energia che viene mediata dai ricettori, modulata e trasformata. L'assumiamo come energia chimica con gli alimenti, come energia radiante a livello di calore, come energia magnetica, ed essa viene poi elaborata dal nostro organismo. Tale elaborazione comporta tutta una serie di meccanismi integrati di assorbimento, trasformazione e diffusione di tale energia (perché noi riceviamo calore e lo emaniamo) per cui si deve creare una sorta d'equilibrio.

In ogni aspetto vitale della nostra esistenza si ha un problema di equilibrio e nell'equilibrio di cui parliamo - ripeto - giocano un ruolo fondamentale le frontiere del nostro apparato tegumentale epiteliale, sia cutaneo sia viscerale, nonché la membrana cellulare. Esse possono consentire quel fenomeno che noi chiamiamo vita solo attraverso la possibilità di esercitare funzioni diverse nello stesso tempo. Da una parte devono essere una difesa da tutta una serie di aggressioni esterne, dall'altra devono fungere da porta d'ingresso a quello che serve, in un determinato momento, nella quantità che serve. Portando il discorso a livello cellulare si focalizza l'attenzione sulla membrana cellulare. Questa protegge la cellula, le impedisce di essere aggredita da tutta una serie di sostanze.

Tutti conoscono i radicali liberi; essi possono essere considerati delle sostanze non vincolate da legami chimici; hanno una vita brevissima che si può esaurire nell'arco di un decimilionesimo di minuto secondo. Ma, in questa frazione minima, possono creare danni devastanti, perché rompono dei legami, ne creano di nuovi, rompono delle molecole, ne creano di nuove. Per cui essi rappresentano uno dei pericoli massimi a cui bisogna fare attenzione anche nella prevenzione dei tumori.

 

 

Ora, per capire qualcosa di più sugli aspetti molecolari della vita o, al contrario, della non vita, della morte, dobbiamo focalizzare gli studi soprattutto sulle membrane cellulari, perché è lì che si realizza il passaggio, la trasmigrazione di sostanze ed energie di cui abbiamo detto. Questo fa parte delle ricerche di mio padre, il quale in questa fase sta studiando, attraverso l'elettrofisiologia, i potenziali di membrana cellulare. E' questo che ci darà una maggiore capacità di interpretazione della vita: se noi un domani riusciremo a controllare tale passaggio, a ricreare quella situazione di equilibrio che non siamo più in grado di avere naturalmente. La nostra vita è costituita infatti da una fase ascendente, da una di stallo, e da una fase discendente. Analizzare le cause di questo andamento significa richiamarsi all'analisi della capacità funzionale delle membrane cellulari. Membrana cellulare vuol dire "proteine", perché essa è costituita da un insieme di proteine nelle quali sono diffuse a macchia tutta una serie di sostanze non proteiche.

Si sta vedendo che quelli che hanno una maggiore importanza sono i cosiddetti acidi grassi polinsaturi, gli stessi che, non a caso, in una soluzione stanno in superficie perché hanno un peso molecolare molto più basso. Questi svolgono una funzione di valvola, aprono e chiudono le porte che, con certe modalità, consentono il passaggio di sostanze. Lo stesso discorso può essere fatto a livello di altre membrane dentro la cellula, come quelle mitocondriali attive sui processi ossidoriduttivi. Dicevo che la vita è movimento, è passaggio, è ossidoriduzione. In ogni reazione gli ultimi elettroni vengono presi dalla vitamina E, che è uno degli elementi base della terapia M.D.B., e uno degli elementi che conserva la vita, perché blocca tutta una serie di fenomeni che tendono ad accorciarla, ovvero a turbare quel determinato equilibrio. Se noi riuscissimo a riconvertire continuamente la normalità e a bloccare quelle alterazioni della membrana cellulare da cui incomincia l'invecchiamento, si potrebbe ipotizzare, in un futuro, la vita attiva in tempi attualmente impensabili. Non so quanto un traguardo del genere sarebbe augurabile, considerando anche a quali raffinatezze potrebbe arrivare la malignità umana, però è una delle possibilità teoriche raggiungibili.

La vita, in fondo, non riusciremo mai a conoscerla compiutamente! Appena si spiega un fenomeno, questo pone una serie di quesiti per cui la risoluzione di alcuni interrogativi apre a sua volta una serie di altri quesiti, cosicché essi diventano quasi esponenziali. Non si arriverà mai in fondo, anche perché la nostra mente è congegnata in modo da non poter analizzare ed afferrare una sterminata serie di fenomeni contemporaneamente. Però qualche elemento più ottimistico c'è già. Abbiamo imparato all'università che la crescita, la protidosintesi, ha come delle stampanti, che sono il DNA, l'RNA, gli acidi nucleici. Abbiamo conformato la nostra mentalità all'idea di una preinformazione della sintesi degli aminoacidi, giacché le proteine non sono altro che catene di aminoacidi, per cui la vita è anche sintesi proteica, e la sintesi proteica prefigura un codice, quindi qualche cosa di preesistente. Quello che sta emergendo è ben diverso, perché si incomincia, a ragione, a ipotizzare l'esistenza di una protidosintesi svincolata dai fenomeni appena descritti, si incomincia a pensare a un nuovo concetto di vita formata anche da meccanismi di controllo che non sono solo quelli genetici.

Gli aspetti molecolari della vita arrivano alla proteina, poiché sembrerebbe che il più piccolo essere vivente non sia la cellula bensì la proteina stessa. Di peso molecolare piccolo o grande, essa invecchia. L'invecchiamento, e poi la morte, hanno un loro aspetto morfologico e spaziale, perché la proteina si arrotola su se stessa, come una saracinesca. Però c'è una fase in cui essa è recuperabile, e cioè quando gli angoli fra gli aminoacidi non sono tali da aver completamente schiacciato la proteina stessa. Alcuni elementi che agiscono per recuperarla sono i medesimi che agiscono nel tumore. Alcuni di più, altri di meno, tra cui la melatonina e i sistemi enzimatici...

E quando queste proteine, diciamo, sono ibernate, non sono attive, sono in una fase di quiescenza, essa veicola tutta una serie di sostanze tra cui, in maniera particolare, l'elemento base che è l'adenosintrifosfato (ATP). Questo ATP, a contatto di un tipo particolare di aminoacido, fornisce l'energia sufficiente affinché la proteina si possa srotolare e assumere la giusta configurazione con una determinata angolazione; e in questa maniera riassume quelle che sono le sue funzioni vitali. Si può incominciare a pensare a malattie neoplastiche o degenerative svincolate da una sintesi del DNA e da una trascrizione dell'RNA. In questa prospettiva assumono notevole importanza gli acidi grassi polinsaturi, perché sono proprio quelli che sono disposti sulla superficie cellulare e che garantiscono l'equilibrio di cui parlavamo all'inizio. Cioè il passaggio, la migrazione attraverso le membrane di quote che sono rigorosamente equilibrate in maniera da realizzare una stabilità, riducendo al massimo tutti quei fenomeni degenerativi che si riscontrano, ad esempio, attraverso l'azione dei radicali liberi. Questo è l'obiettivo.

L'ultimo studio di mio padre, relativo alle citocalasine B, apre delle nuove prospettive perché consente di intervenire sui potenziali di membrana. Si è visto infatti che una sostanza passa da fuori a dentro la cellula se c'è una certa differenza di potenziale. Al giorno d'oggi in elettrofisiologia, mettendo elettrodi miscroscopici nelle membrane cellulari, si riesce a vedere che differenza c'è di potenziale tra due punti diversi della membrana. Il passaggio avviene quando ci sono queste differenze di potenziale, anche di minerali come il calcio o il potassio. Succede questo. Se voi misurate il potenziale sulla membrana cellulare e con un microinfusore iniettate citocalasina B, i potenziali di colpo crollano. Cosa vuol dire questo? Essa blocca dei canali cellulari, i passaggi, in maniera particolare quello del calcio, laddove quello del calcio è collegato con quello del potassio.

Questo è l'ultimo elemento che si aggiungerà alla terapia, perché consente la modulazione del passaggio di quegli elementi vitali per la cellula normale, ma anche quelli per la cellula neoplastica, e che le consentono di vivere e di riprodursi. L'obiettivo finale, la sublimazione di questi studi del professor Luigi Di Bella, è quello di riuscire a individuare la causa della forza vitale della cellula neoplastica e di trasferirla alle cellule normali, di utilizzare questa enorme forza espansiva, creativa, proliferativa, invasiva, questa vitalità immensa della cellula tumorale a nostro vantaggio. E, secondo questi concetti, non è un fatto utopistico, perché, seguendo questi criteri di studio, fino ad adesso si è arrivati ad addomesticare questa cellula, a ibernarla, ad addormentarla.

Vi do per inciso gli ultimi dati che la stampa si guarda bene dal riferire, perché c'è un blocco stampa ben orchestrato sulle evoluzioni positive del metodo Di Bella. Ci sono i dati della Commissione di Madaro che sono antitetici a quelli della sperimentazione. Sono stati valutati da una commissione di medici. Si tratta di 251 pazienti. La quasi totalità di questi era in condizioni gravi, non tutti ma la grande maggioranza, con aspettative di vita non oltre i tre mesi. Su 251 si sono verificati due casi di eradicazione del tumore: non esiste più, con tutte le prove; 85 casi in cui a distanza di un anno si è avuta la evidente regressione; una cinquantina di casi di stabilità; per 42 la Commissione non ha potuto valutare perché mancano le cartelle; circa una cinquantina sono mancati. Sono dati completamente antitetici a quelli della sperimentazione del Ministero della Sanità.

La stabilità di questi pazienti si ottiene per quella riconversione causale del tumore, non sintomatica, alla normalità, per il recupero dell'equilibrio biologico la cui sovversione aveva sviluppato la cellula tumorale. E' necessario aggiornare la mentalità, non cristallizzarsi su delle posizioni protocollari, su delle terapie ripetitive, su un atteggiamento dogmatico. La scienza non può essere statica, è in continua evoluzione e presuppone una grande capacità di adattamento e una grande elasticità di pensiero.